Politica

Alienazioni ex carcere e ex mattatoio, PrimaVera Alternativa «Irregolarità nella procedura»

La Redazione
Il Comune di Giovinazzo
Il movimento politico chiede la revoca del procedimento prima della scadenza per la presentazione delle offerte
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Revocare della procedura di alienazione di ex carcere ed ex mattatoio. È questa la richiesta di PrimaVera Alternativa contenuta in un comunicato che si riferisce al piano di vendite messo a punto dall’amministrazione comunale (che oltre ai due immobili comprende anche le quote in mano a Palazzo di Città della farmacia comunale e un locale in via Devenuto). «Se proprio si devono svendere beni che invece potrebbero divenire “volano” per la rinascita ed il rilancio culturale e sociale della nostra comunità, come avviene in altri Comuni limitrofi, lo si faccia almeno applicando la legge», attacca il movimento politico che a supporto delle proprie tesi ha inoltrato a tutti gli organi comunali un “libro bianco” «nel quale si evidenzia la manifesta illegittimità della procedura di trasferimento dell’ex mattatoio e dell’ex carcere mandamentale».

LE RAGIONI Secondo PVA, prima di procedere alla pubblicazione del bando pubblico di alienazione dei suddetti beni, sarebbe stato necessario concludere sia l’iter amministrativo di “variante urbanistica”, volto a perseguire la destinazione turistico-ricettiva ipotizzata dall’Amministrazione Depalma, sia quello di “verifica di interesse culturale” degli immobili come previsto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Ed invece, per entrambi gli immobili – aggiunge PVA – la procedura di variante urbanistica non solo non si sarebbe conclusa, ma non sarebbe stata neanche avviata. «Addirittura – prosegue la nota – per l’ex Mattatoio la situazione amministrativa sarebbe ancor più grave, perché trattasi di immobile di interesse storico-artistico in forza di un decreto del Ministero dei Beni Culturali, che non può essere alienato senza la preventiva autorizzazione ministeriale. Tale autorizzazione non sarebbe stata né richiesta dall’amministrazione comunale, né tantomeno rilasciata».

REVOCA La preoccupazione di Pva è che «procedendo all’alienazione del bene senza la dovuta autorizzazione non solo si ponga in essere un atto di vendita nullo, che esporrebbe l’ente a costosi contenziosi, ma che si commetta anche un grave reato (artt. 164 e 173, Codice beni Culturali)». Da qui la richiesta del movimento politico all’opposizione in consiglio comunale: «Convocare le competenti Commissioni Consiliari e revocare la procedura di alienazione prima della scadenza stabilita per la presentazione delle offerte (16 novembre 2018)».

domenica 28 Ottobre 2018

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