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Cassa integrazione, lavoratori ancora in attesa del pagamento

Savino Alberto Rucci
Savino Alberto Rucci
inps
Troppe domande, l'Inps non riesce a smaltire le richieste
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Siamo nel pieno della Fase 2 ma c’è chi ancora oggi purtroppo deve fare i conti con problemi e difficoltà relativi alla Fase 1, come nel caso dei lavoratori ancora in attesa del pagamento della cassa integrazione
La cassa integrazione è uno strumento ampiamente utilizzato in tutto il mondo a favore dei lavoratori sospesi dall’obbligo di eseguire la prestazione lavorativa o che lavorino a orario ridotto. In Italia è gestita dall’INPS, che si occupa di rimborsare le aziende o di pagare direttamente una parte degli stipendi dei lavoratori. Il ricorso massiccio alla cassa integrazione era stato deciso lo scorso marzo, con il cosiddetto decreto “Cura-Italia”.
Attualmente i lavoratori in cassa integrazione sono quasi 9 milioni ed una buona parte di questi sta ancora attendendo l’erogazione della mensilità di Marzo, anche se è difficile sapere esattamente quanti lavoratori siano ancora in attesa, poiché in alcuni casi i datori di lavoro hanno anticipato il denaro che sarà poi rimborsato dall’INPS, mentre in un numero residuale di casi sono state le banche a farlo.
A fine Marzo infatti il Governo si era accordato con l’ABI, l’associazione che rappresenta le banche, affinché queste ultime anticipassero alle imprese la liquidità necessaria a pagare la cassa integrazione in attesa dei rimborsi dall’INPS. Ma come nel caso dei prestiti garantiti dallo Stato anche in questo caso le banche sono state restie a mettere in pratica gli accordi, dato che al momento soltanto in pochissimi casi le banche hanno attuato l’anticipo.
In merito ai ritardi l’INPS fa sapere che gli attuali strumenti utilizzati erano stati progettati per gestire un numero di richieste infinitamente inferiore a quella che si è registrata in questi giorni e che mai prima d’ora è accaduto che l’intero settore produttivo dell’intero Paese ricorresse contemporaneamente a misure di sostegno al reddito.
A ciò si aggiunge che non esiste un ammortizzatore sociale unico ma una pluralità ed estrema eterogeneità di strumenti messi a disposizione per l’emergenza.
E’ infatti ad esempio in grossa difficoltà il pagamento della cassa integrazione in deroga, quella destinata alle imprese con meno di 5 dipendenti e a tutte le altre imprese che normalmente non avrebbero accesso alla cassa ordinaria; al 5 maggio l’INPS dichiarava di aver ricevuto 277 mila domande e di averne pagate 46 mila.
La cassa integrazione in deroga segue infatti un percorso burocratico molto più complicato perché per erogarla sono previsti numerosi passaggi: la domanda alle Regioni, l’autorizzazione delle Regioni, il codice di autorizzazione dell’INPS, la trasmissione del modulo SR41 e quindi il pagamento.
Per le domande future è previsto il taglio del passaggio della Regione, nella speranza di dimezzare i tempi di erogazione.
In definitiva l’impianto di strumenti messo a punto per fronteggiare l’emergenza si è dimostrato largamente inefficace per offrire quella rapidità di risposta, elemento essenziale a garantire un’effettiva tutela dei lavoratori.

giovedì 28 Maggio 2020

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