Santiago non è l’arrivo ma un nuovo inizio. Si sintetizza così «27 giorni- cercavo Santiago – ho trovato la libertà» scritto da Gaetano Marzella, moderno pellegrino che ha voluto percorrere gli oltre 800 chilometri lungo l’antico Cammino che va dai Pirenei francesi fino in riva all’Atlantico passando per la città dedicata a San Giacomo. Un «pellegrinaggio» che è stato un viaggio spirituale, ma ancor di più all’interno di se stesso, alla ricerca del proprio posto nel mondo scrollandosi di dosso il superfluo e le sovrastrutture tipiche del tempo che stiamo vivendo. Un viaggio che è fatto di incontri, come capita per tutti i cammini, siano essi spirituali o più laici, ma che nelle condizioni del viaggiatore assumono significati che altrimenti sarebbero per nulla considerati. Per un significato che è tutto nel vivere appieno la propria vita, che significa considerare quello che è importante e quello di cui si può fare a meno. Stimolato da Nicola De Matteo, e introdotto da Giuseppe Dalbis, Marzella ha dato corpo, attraverso il suo racconto a questa esperienza, che come ha spiegato, ha cambiato la sua vita. Gli ha insegnato quanto sia importante dire «ti voglio bene», quanto sia importante ascoltare a aiutare chi è vicino e chi ha bisogno. Per entrare nel profondo di quella umanità che si va sempre più perdendo, che è sempre più virtuale, che fa vivere la vita degli altri come fosse la nostra. Per un giovane, non ancora 27enne tutto questo non è poco, ed essere riuscito a riassumere tutto questo in un libro, autoprodotto tra l’altro,è un segnale. Un segnale per le giovani generazioni, uno stimolo a cercare ognuno la propria «via».
Cultura
Camminare aiuta a trovare se stessi
Nel libro di Marzella la ricerca della propria dimensione
Davvero una serata straordinaria. La cultura non si ferma e la presenza di tanti giovani in sala San Felice è, forse, la dimostrazione che possiamo ancora sperare in un futuro migliore. Bravo Gaetano Marzella
Bravissimo Gaetano! Ti stimo tantissimo! Chapeau ????✌️