Cultura

Lo spettacolo deve continuare

La Redazione
Antonio Di Lorenzo
«Ci vuole dignità anche nell'essere arroganti…»
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Voleva essere un omaggio all’intera Giovinazzo, alla sua lenta ripresa dopo il lockdown, quello che Enzo Prudente, meglio conosciuto come «il Conte», appassionato conoscitore del jazz e dei sui protagonisti, voleva regalare alla città. Invece qualcosa non è andato per il verso giusto, e per questo ha chiesto ospitalità a queste pagine per esprimere il suo rammarico e la sua amarezza. Di seguito le sue riflessioni.
«L’arte ci unisce» è una espressione declamatoria che evoca una dimensione di liberazione dello spirito, un incitamento alla passione, una raffigurazione della realtà senza infingimenti. L’arte ci emoziona, si declina nei suoi vari paradigmi estatici, quali la declamazione di versi, la contemplazione della bellezza, l’esaltazione di suoni. Ci affascina, nella quotidianità, la maniera di veicolare il messaggio artistico attraverso l’evento dal vivo che, in questa finestra temporale di presente, all’indomani di una prolungata quarantena, assurge ad incipit di rinascita , a ribollimenti interiori, a condivisioni di spazi corali e armoniosi. E’ questa riflessione che mi ha ispirato l’idea di un progetto musicale da organizzare a Giovinazzo, in sinergia con referenti locali, a fine giugno, per omaggiare la bellezza del nostro borgo marino, e affidare a suoni struggenti la ripresa degli spettacoli dal vivo. Avevo immaginato l’evento come ritrovo di sensibilità artistiche, un angolo di sonorità in cui la musica avrebbe spadroneggiato con lustro e intensità, avvolgendo il pubblico con forme artistiche di sublime creatività ed eccelsa esecuzione. A rendere speciale la realizzazione di tale evento sarebbe stata la partecipazione di artisti di inestimabile talento musicale e spessore internazionale che, fin dal momento della condivisione del progetto, avevano profuso entusiasmo e impegno, animati da un legame indissolubile con la loro amata Giovinazzo. Mi riferisco a personalità artistiche, stimate e rinomate, del calibro di Antonio Di Lorenzo e Francesco Toma. Qualche accenno sulle loro stature musicali servirà a rammentare a quelle persone, convinti assertori e facitori di cultura, che raramente si possiede una definizione di ciò di cui si vanta conoscenza.
Antonio Di Lorenzo, batterista di fama internazionale, eletto nel 1998 «uno dei nuovi talenti del jazz italiano» dalla rivista Musica Jazz nell’annuale referendum Top Jazz, è un percussionista attivo in contesti di musica classica e con orchestre lirico-sinfoniche.
Francesco Toma ha interpretato ruoli solistici di spicco a fianco dei maggiori protagonisti del mondo lirico e sotto la direzione dei più grandi direttori d’orchestra, tra cui Zubin Mehta, Daniel Oren, Bruno Bartoletti.
La loro esibizione dal vivo, nella incantevole cornice dell’Istituto Vittorio Emanuele, avrebbe sprigionato energia creativa e magia di suoni, echeggianti la bellezza dei nostri scorci paesaggistici e delle nostre pietre millenarie, travalicando ogni confine immaginario per fondersi nell’unità di un’arte che rigenera e ravviva il nostro senso di appartenenza ad una comunità. Purtroppo, il cartellone giovinazzese, ancora una volta, ha ceduto alla litania delle beatitudini di campanile. I cosiddetti «erogatori di cultura» hanno messo in scena il trito ribollito delle routinarie kermesse musicali locali, congiungendosi agli stereotipi di rito, che da sempre hanno condannato Giovinazzo ad abdicare alla sua vocazione turistica e alla crescita culturale a vantaggio dei paesi limitrofi, in continuo protagonismo sulla scena di spettacoli di qualità e spessore artistico. Lo show nostrano è andato in scena con l’epilogo ordinario e scontato: posa in foto dei volti noti, omelie di pulpito, protagonismo autoreferenziale, luoghi comuni sciorinati come perle di saggezza, claque plaudente a comando, atmosfere da sagra locale.
Se questo è lo stato della arte in cui continua a naufragare ogni stimolo culturale volto a rendere turisticamente attrattiva la nostra ammirevole Giovinazzo, oso levarmi in alto con le potenti parole di Romain Gary «L’arte è nemica naturale di ogni ordine delle cose. E’ necessario che continui a dare scandalo in un mondo in cui si crepa di fame, d’ignoranza, d’idiozia e di abbandono».

martedì 7 Luglio 2020

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enrico tedeschi
enrico tedeschi
3 anni fa

Come non condividere l'amaro sfogo di Enzo Prudente, circa la sua proposta che, in fin dei conti, andava anche a colmare quel vuoto di offerta cittadina di qualità che è stato la cifra di questi ultimi anni? Emblematico al riguardo, l'episodio anche da me recentemente vissuto (e accennato in un post sulla mia pagina fb) quando la mia disponibilità a collaborare attivamente in prima persona ad una rinascita della Pro Loco, è stata umiliata da un voto che non teneva conto né del mio comprovato e costante impegno – salutato persino dalla presenza di 2 nostri capolavori ad un EXPO – né da quant'altro sono notoriamente in grado di offrire per partecipazione attiva in realtà prestigiose o contatti. “Cambiare perché nulla cambi”, sembra proprio non ci sia nulla da fare:questa è Giovinazzo.

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