Sarà presentato domani, venerdì 16 agosto, alle 19 nel chiostro dell’hotel S. Martin di Giovinazzo il libro di Giuseppe Daconto intitolato “Pensieri sostenibili ai piedi di un baobab”, edito da “La Meridiana”. Si tratta di un volume a metà tra il saggio e il diario di viaggio, scritto dal 36enne economista dopo un un periodo trascorso in Senegal tra il 2017 e il 2018. Alla presentazione del libro, in collaborazione con l’associazione Led Giovinazzo e la biblioteca dei ragazzi “Antonio Daconto”, saranno presenti il docente universitario Isidoro Mortellaro e i ricercatori in economia Michele Bavaro e Valeria Cirillo.
IL LIBRO Tutto parte da un proverbio: “L’acqua che non ha fatto in cielo sta” Come a dire che sulle nostre teste pende il futuro come minaccia o come possibilità. E che prepararsi, portando con sé l’ombrello, può servire ma anche può non essere necessario. Perché dipende sicuramente dalla parte del pianeta dove nasci e vivi ma anche da quanta consapevolezza hai, e acquisisci vivendo, rispetto agli obiettivi che l’Agenda per lo sviluppo sostenibile dell’ONU per il 2030 pone a tutti, come minaccia o come possibilità. I goal e i target che ci salveranno se prima non ci saremo affossati da soli. Questo libro perciò non parla di Africa ma di quanta Africa dipende da noi e c’è in noi come retaggio, stereotipo, possibilità. E di quanto Occidente c’è in Africa come retaggio, stereotipo, possibilità. Perciò le immagini e i racconti, contestualizzati con qualche dettaglio e qualche riflessione socio economica rispetto ai dati delle varie conferenze mondiali e agli obiettivi comuni a tutti per il 2030, gli intermezzi usati come esempi o suggestioni a cui far riferimento per “capire meglio concetti comuni o complicati” e che attingono al cinema come alla musica, rappresentano un contributo ad una visione del mondo diversa, che prova a capovolgere le lenti dei nostri binocoli, solitamente orientate secondo una lettura che va dal più forte verso il più debole, ingrandendo ciò che più conviene in senso pressoché univoco. Perché il punto non è se noi ci stiamo africanizzando o se l’Africa ce la farà a occidentalizzarsi. Ma se ce la faremo a darci un futuro e a darlo al Pianeta. Generare brecce di sviluppo, anche laddove sembra impossibile. In fondo questo prova a fare l’autore.