Cultura

​Giovinazzo rivive l’assedio del 1042

La Redazione
Il convegno sull'assedio di Giovinazzo
L'evento presentato da un convegno. Il professor Rescio: «Necessario valorizzare il territorio. Il dolmen? Meriterebbe di far parte dell'Unesco»
scrivi un commento 21

«Far rivivere i territori anche tramite gli eventi. Se hanno valore scientifico allora si facciano». L’evento in questione, secondo il professor Pierfrancesco Rescio dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, è la rievocazione dell’assedio di Giovinazzo da parte dei normanni, avvenuto nel 1042. A questo episodio, che sarà messo in scena dalla compagnia Impuratus oggi e domani alle 19,30 in piazzale Aeronautica militare, è stato dedicato ieri sera un convegno in sala San Felice.

Carmen Battista, ricercatrice presso la libera università di Bruxelles, si è occupata di ricostruire il fatto storico. «Il 1042 è stato un anno importante per le sorti non solo di Giovinazzo ma di tutta la regione», ha assicurato la studiosa. La vicenda infatti prende le mosse proprio dal tentativo da parte alcuni esponenti di spicco della società dell’epoca, ovvero Melo da Bari e poi suo figlio Argiro, di sovvertire il potere bizantino con l’aiuto dei soldati mercenari normanni. Progetto che culminò con l’assedio dei normanni delle città costiere tra cui Giovinazzo, che nel 1042 fu espugnata dopo tre giorni di combattimenti.

Un evento, per il quale saranno allestiti anche dei banchetti con le armi e i mestieri di un tempo, che, secondo il sindaco Depalma, darà «luce alla città» e che punta a destagionalizzare l’offerta turistica con una proposta, inserita all’interno di un cartellone che dura per tutto il mese di settembre, improntata alla cultura. «La nostra intenzione – ha confermato l’assessore Anna Vacca – è riprendere il nostro passato e creare un evento culturale che sia in grado di diventare un attrattore turistico».

Se riportare alla luce eventi storici del passato può servire da volano al turismo, è necessario anche «valorizzare il territorio» ha puntualizzato Rescio. Partendo magari proprio dal dolmen di San Silvestro che secondo il professore universitario «meriterebbe di far parte dell’Unesco», utilizzando «risorse immateriali, non visibili a prima vista, quelli che in archeologia chiamano non-siti» ha specificato Rescio. Ovvero segni delle varie epoche storiche che si sono succedute nei secoli: le tracce della centuriazione romana, i segni dell’incastellamento, rappresentati da chiese e casali, ma anche il sistema delle strade consolari e dei tratturi. Insomma una rete capace di collegare «quelli che adesso sono solo puntini su una mappa – ha aggiunto l’universitario-. Un metodo alternativo per usufruire dei beni culturali».

sabato 15 Settembre 2018

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti