Cultura

Due epigrafi della Cattedrale svelate da Franco Martini

Mino Ciocia
Mino Ciocia
La Cattedrale sul mare
L'evento organizzato dalla Proloco, domani alle 19 nella sala San Felice
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Giovinazzo dal punto di vista storico ha molto ancora da raccontare. Studi sistematici sulla città e sul ruolo del suo centro storico non sono mai stati affrontati. Per questo molto spesso quel che viene fuori è assolutamente superficiale, a meno che non ci siano approfondimenti che rivelano quanto pietre, stemmi ed epigrafi raccontano. È il caso di due epigrafi presenti all’interno della Cattedrale dedicata all’Assunta. Scritte nella pietra che fino ad oggi non sono state ben comprese. La prima campeggia sull’architrave della sacrestia della chiesa, la seconda su quello che era l’ingresso a nord della Cattedrale stessa. Scritte rigorosamente in latino, ma con la particolarità di essere epigrafi in versi. A provare a dare una lettura, la più veritiera possibile delle due epigrafi in questione, è Franco Martini, regista, attore, ma prima ancora docente e appassionato di locuzioni antiche. I suoi studi saranno oggetto di un incontro che si terrà nella sala San Felice, domani alle 19. «Due pseudo enigmi epigrafici nella Cattedrale di Giovinazzo» il titolo dell’incontro organizzato dalla Proloco. Perché pseudo enigmi? Martini prova a spiegarlo. «Nel primo caso – ha detto – l’epigrafe presente sull’ingresso alla sagrestia della Cattedrale, si tratta di una inscrizione frammentaria. È venuta alla luce nel 1982, era nascosta dall’intonaco, nel corso di alcuni lavori che hanno interessato la chiesa. Se ne aveva traccia in alcune citazioni del Beato Nicolò Paglia, datate 1600, che riportavano del primo battesimo avvenuto a Giovinazzo. Notizie che non sembravano confutabili ma che sono apparse veritiere con la scoperta della epigrafe. Anche se quella pietra sembrerebbe essere una copia di una precedente databile tra il 1200 e il 1300». Se è stato difficile tradurre e dare un senso a quella epigrafe, non è stata da meno la seconda inscrizione. Quella che è sull’antico portale nord della Cattedrale. Ingresso che è stato inglobato nella costruzione della curia vescovile. Per molti anni è stata ritenuta intraducibile per questo intrisa di mistero. «È una epigrafe in versi – ha raccontato ancora Martini – una sorta di codice cifrato. In molti si sono cimentati per comprenderne il senso. A volte dando interpretazioni che hanno addirittura condizionato in senso negativo quella che può essere considerata la storia del luogo e di tutta Giovinazzo antica. Come per esempio l’attribuzione a un nobile tarantino, Giovanni Antonio del Balzo Orsini, che a metà del 1400 avrebbe commissionato la costruzione della porta o comunque un suo abbellimento con elementi architettonici ancora visibili. Ma ad un occhio più attento emerge un nome: “Pavone”. Di quale Pavone si tratti è ancora tutto da scoprire, di certo sarebbe stato lui a commissionare quei lavori. E questo farebbe riscrivere molto sul quel periodo e sulla storia locale». Ma quante altre storie si nascondono tra le pietre della Cattedrale e più in generale di tutto il centro storico? Sarebbe auspicabile che pian piano vengano fuori, che il lungo Medioevo giovinazzese sia infine svelato. 

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venerdì 3 Dicembre 2021

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