Cultura

Come riconoscere i segnali del disagio esistenziale

La Redazione
la forza delle donne
Una indagine della Forza delle donne sulle tendenze suicide
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Quattro mani quelle dagli Avv. Krizia Colaianni e Daniela Caputo per un articolo. Lo scopo è quello di porre l’attenzione sulla drammatica problematica dei rischi suicidari e su come riconoscerne i campanelli d’allarme. Un fenomeno che deve preoccupare e indurre le istituzioni a indagare sulle cause e sui disagi.

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«Secondo i dati dell’organizzazione mondiale della sanità e le indagini Istat – scrivono i due avvocati –  ogni anno, nel mondo, si verificano 880 mila suicidi cioè all’incirca un suicidio ogni 40 secondi. Si tratta di un fenomeno davvero importante se teniamo conto che circa 100 mila tra questi sono attuati da adolescenti. In Italia, in particolare, sono circa 4 mila i suicidi che si verificano ogni anno e questi costituiscono una tra le prime cause di morte delle persone tra i 15 e i 44 anni.

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Questi dati risultano molto “approssimativi” se si considera che non è possibile tenere traccia di tutti i tentativi di suicidio a eccezione di quelli che necessitano del ricovero ospedaliero o di cure mediche». Sono questi i temi che «La forza delle donne» vuole  affrontare attraverso un incontro telematico, la piattaforma è quella di facebook, questa sera alla 20

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Ospite d’eccezione sarà il dr. Stefano Callipo, Presidente Osservatorio Violenza e Suicidio, Psicologo Clinico e Giuridico il quale ci illustrerà alcuni fondamenti della suicidologia. Una vera e propria scienza  che si occupa di valutare, indagare e comprendere la mente del soggetto suicida. «Nel corso dell’incontro – riferiscono Colaianni e Caputo –  il nostro compito sarà quello di imparare a entrare nella mente del soggetto suicida e analizzare il percorso psichico che conduce l’individuo all’idea di decidere di morire piuttosto che lottare per vivere. Spesso, infatti, pensiamo che l’idea del suicidio scaturisca da un singolo e sporadico evento negativo della vita, ad esempio un brutto voto a scuola o la perdita del lavoro. Tuttavia, con l’aiuto del dr. Callipo, comprenderemo che è un fenomeno molto più intricato, intimo e profondo il quale affonda le proprie radici nei diversi contesti psicologici, psichiatrici, sociali, culturali». Un settore tutto da scoprire.

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«Esiste – è quanto emerge dagli studi –  una vera e propria “carriera suicidaria” del soggetto e quello che apparentemente si reputa un semplice episodio negativo altro non è che l’evento precipitante di una situazione che si è già costruita da tempo e nel tempo.

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Quindi, se da un lato è normale che ognuno di noi nel corso della propria vita abbia pensato al suicidio, non è normale il fatto che, poi, questo, davanti a certe situazioni che possono verificarsi nel corso della vita, cominci a diventare l’unica soluzione di una situazione che si percepisce sempre più difficoltosa.

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Tutti crediamo che sia difficile suicidarsi e che bisogna avere incoscienza e coraggio ma, in realtà, si tratta di una disperazione tale che porta all’incapacità di vedere il futuro in chiave ottimistica».

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«Porsi dal punto di vista di coloro che lentamente decidono di abbandonare il proprio istinto di sopravvivenza – concludono Colaianni e Caputo –  è, dunque, l’unica via che ci permetterà di individuare quei comportamenti che costituiscono un campanello d’allarme e prevenire l’idea che il suicidio costituisca “l’estremo tentativo di migliorare la propria vita».

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giovedì 18 Febbraio 2021

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