Cronaca

Quaranta anni fa la strage di Bologna

La Redazione
L'orologio della stazione di Bologna
Una ferita ancora aperta
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«Il vino Albana bevuto la sera prima contribuì a farci assopire. Quando il treno si fermò, alle ore 10.15, ci affacciamo al finestrino per informarci della località raggiunta. Ci trovavamo alla stazione centrale di Bologna. Per una volta rinunciammo a scendere sul marciapiede – cosa che di solito facevamo sempre – per acquistare qualche bibita per i nostri familiari. Il venditore di bevande lo vedemmo poco dopo, morto, sotto la nostra carrozza, la Nr. 612». Così comincia il racconto di un sopravvissuto a quel 2 agosto di 40 anni fa. 85 morti 200 feriti per la follia omicida di un gruppo sovversivo di estrema destra che non si fece scrupoli nel colpire persone innocenti. Pendolari, emigrati di ritorno, lavoratori. La sua intera testimonianza è custodita nell’archivio di Stato di Bologna, perché sia memoria. Il treno, l’espresso Ancona – Baasilea, si era appena fermato sul primo binario della stazione di Bologna. Pochi attimi dopo, alle 10,25, l’esplosione nella sala d’aspetto e la strage. Lo sconcerto, le sirene delle ambulanze, una intera città attonita e solidale che subito cominciò ad assistere le persone coinvolte. Ognuno per il suo ruolo, ognuno per le proprie possibilità. Una strage che non ha ancora avuto tutte le risposte, tutte le verità non sono ancora state svelate. La ferita è ancora aperta. Il ricordo di quel giorno è fondamentale. con quell’orologio che segnerà per sempre le 10,25.

domenica 2 Agosto 2020

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