Cronaca

Il ricordo di Michele Fazio, vittima innocente di mafia

Mino Ciocia
Mino Ciocia
Manifestazione di Libera a Giovinazzo
In piazza Vittorio Emanuele i genitori del 16enne ucciso nel 2001
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«Il giorno in cui hanno arrestato gli assassini di nostro figlio abbiamo riaperto le finestre della nostra casa per respirare, finalmente il profumo della libertà». Sono stati Pinuccio e Lella, i genitori di Michele Fazio, vittima innocente di mafia a dirlo, nel corso della commemorazione che si è tenuta a Giovinazzo in piazza Vittorio Emanuele, in occasione del 19esimo anniversario dell’omicidio. Ad organizzare la manifestazione, il presidio giovinazzese di Libera intitolato proprio a Michele Fazio. I genitori del 16enne ucciso in largo Amendoni, a Bari Vecchia il 12 luglio del 2001, mentre rientrava a casa, hanno voluto ripercorrere i drammatici momenti di quella serata. Gli spari, il gelo piombato in un solo istante in casa, il figlio morto per strada e tutti gli affiliati ai clan locali che si allontanavano tra le grida di aiuto di mamma Lella rimaste inascoltate. «Da quel momento ci siamo chiusi in casa – ha raccontato Lella – le nostre finestre sono rimaste sempre chiuse. Tutti sapevano chi aveva commesso l’omicidio, ma nessuno parlava. Intorno a noi, dove abitiamo, dimorano molte delle famiglie malavitose di Bari. Eppure non ci siamo mai fatti coinvolgere. Anche noi abbiamo chiuso gli occhi per tutto il tempo. Fino alla tragedia». Superati i momenti del dolore più acuto, con l’aiuto del loro parroco, e soprattutto dopo l’arresto degli assassini di Michele, giovanissimi anche loro, per Pinuccio e Lella è cominciata una nuova vita. «Il nostro percorso – ha detto Pinuccio- è quello di aiutare tutti i giovani a non cadere nelle maglie delle organizzazioni criminali. Perché l’unico destino che aspetta chi delinque, è o la galera oppure quello di morire ammazzato. Per questo andiamo nelle scuole e ovunque ci chiamano, per testimoniare ai giovani quali sono i pericoli che si corrono con qualsiasi tipo di contatto con la criminalità organizzata». La serata dedicata al ricordo di Michele Fazio, è stata anche occasione per raccontare sulla diffusione dei gruppi criminali in tutta l’area metropolita di Bari. A questo ci ha pensato Domenico Mortellaro, criminologo e profondo conoscitore delle dinamiche mafiose baresi.«Non c’è nessuna sentenza che dica di Giovinazzo come città mafiosa – ha detto – ma è anche vero che a soli 8 minuti dalla nostra città, le bande criminali fanno affari, si scontrano, cercano di imporre la loro legge. Ed è per questo impensabile che alcune ricadute non avvengano anche su Giovinazzo». Il grande affare delle cosche baresi è il traffico di sostanze stupefacenti. «È la cassa continua dei clan – ha detto Mortellaro – Quei traffici sostengono non meno di 1500 famiglie. A loro sono assicurati stipendi settimanali, sostegni legali, e tutto quello che possa servire al loro sostentamento». Come ricade tutto questo su Giovinazzo? «Nella nostra città – ha continuato il criminologo – il giro d’affari dello spaccio delle sostanze stupefacenti si aggira intorno al milione e mezzo di euro l’anno. E questi sono dati in possesso della Questura.Un business che fa gola ai clan, nonostante sul nostro territorio non ci siano famiglie criminali riconosciute come tali». E poi la conclusione. «Ogni spinello comprato ha lo stesso costo di un proiettile. Proprio come uno di quelli che ha ucciso Michele Fazio».

domenica 12 Luglio 2020

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