In Italia la variante indiana incide per il nove per cento sulle nuove diagnosi di positività, in Puglia invece ben il 35 per cento dei nuovi contagi, secondo le stime Gruppo di Bioinformatica del centro Ceinge-Biotecnologie avanzate diretto da Giovanni Paolella.
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Questi dati potrebbero testimoniare l'elevata circolazione di quel ceppo, ma non sono ancora affidabili sul piano statistico, perché fanno riferimento a focolai localizzati. Aspettiamo i risultati della sorveglianza in programma per questa settimana".
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Dopo la Puglia è il Trentino Alto Adige la regione nella quale la variante Delta risulta essere attualmente più diffusa (il 26 per cento dei nuovi casi).
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Si nota un "aumento – rilevano i ricercatori – rispetto a quanto riportato per il periodo che va dal 15 maggio al 16 giugno scorso, in cui la variante Delta corrispondeva al 3,4 per cento. L'analisi dei Ceinge indica inoltre che la variante Alpha, quella inglese, continua a essere preponderante, con 883 sequenze depositate, pur passando dal precedente 79 all'attuale 74 per cento.
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Definire indiana una variante non ha alcun significato epidemiologico ma semmai, e purtroppo, solo politico. La variante non proviene dall'India ma semplicemente è stata identificata lì per la prima volta. Si dovrebbe dire meglio variante Delta.