La discarica di San Pietro Pago è stata posta sotto sequestro preventivo dalla sezione di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri in collaborazione con il gruppo forestale dell’Arma. Insieme al sequestro anche «la confisca obbligatoria del profitto del reato» a carico della Daneco Spa, società in liquidazione che ha gestito il sito di discarica, pari a circa un milione e mezzo di euro tra denaro e beni nelle disponibilità della società.
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Sono sette gli indagati, tra legali rappresentanti, amministratori e tecnici della Daneco, che dovranno rispondere di «inquinamento ambientale causato dall’omessa adozione di ogni utile accorgimento e doverose misure per il contenimento e la gestione del percolato da discarica, parte del quale finiva disperso nel sottosuolo, sino ad attingere la falda acquifera». A emetter il provvedimento il Gip del Tribunale di Bari Antonella Cafagna, all’esito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica. Indagini che sono partite nel 2016, e concluse nel 2018, con una complessa attività investigativa che ha visto la Procura avvalersi di «consulenze chimiche, geologiche ed entomologiche che riuscivano a dimostrare la commissione del delitto».
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«Per effetto delle condotte illecite la Daneco conseguiva un significativo risparmio di spesa, omettendo di sopportare i costi legati alla osservanza delle procedure per lo smaltimento del rifiuto liquido, traendo profitto dal reato ascritto» è quanto si legge nel provvedimento di sequestro e di confisca delle somme di denaro e dei beni che hanno interessato cinque istituti di credito in 11 province italiane. E pensare che per qualcuno quel percolato era solo «acqua sporca».
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