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Vaccino Covid-19, la speranza di un vaccino da un emigrante barese

Savino Alberto Rucci
Savino Alberto Rucci
ricerca scientifica
Pronti alla sperimentazione grazie alla ricerca di Gambotto
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Secondo il nono Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa, l’Italia da circa un decennio è tornata a essere terra di emigrazione: in dieci anni ha perso quasi 500 mila italiani, tra cui quasi 250 mila giovani tra i 15 ed i 34 anni. Una «fuga» che si stima sia costata al nostro Paese 16 miliardi di euro (oltre 1 punto percentuale di Pil): è questo il valore aggiunto che i giovani emigrati avrebbero potuto realizzare se fossero stati occupati nel nostro paese.
Giovani che in molti casi non hanno trovato uno spazio all’altezza delle proprie aspettative lavorative nel nostro Paese ma hanno raggiunto la propria consacrazione professionale all’estero. E tra questi rientra anche Andrea Gambotto, giovane professore barese in servizio a Pittsburgh, dove lavora su ingegneria genetica, immunoterapie e virus, nonchè co-autore dello studio pubblicato da Lancet in cui vengono descritti gli studi sul vaccino che gli autori chiamano «PittCoVacc».
I risultati dei primi test sugli animali sono stati positivi: sui topi, il vaccino, somministrato attraverso un cerotto delle dimensioni di un dito, ha prodotto anticorpi specifici in quantità ritenute sufficienti per neutralizzare il virus. Lo stesso team di ricerca, nel 2003 aveva messo a punto un vaccino per la Sars, e nel 2014 ha condotto studi su un vaccino per la Mers. Ricerche che sono servite ad indirizzare l’attuale sperimentazione per un vaccino contro il Covid-19: «Sapevamo esattamente dove combattere questo nuovo virus», ha detto Gambotto. Il vaccino costerebbe poco e sarebbe facilmente riproducibile su larga scala. E’ un cerotto, grande quanto l’impronta di un dito, con quattrocento microaghi che in tre minuti si sciolgono nella pelle senza alcun dolore o sanguinamento: rilasciano l’antigene che scatena la risposta immunitaria, la subunità S1 della proteina virale Spike.
Tra uno, due mesi parte la sperimentazione sulle persone. Poi, rimandendo sull’ipotesi più ottimistica, tra l’autunno e la fine dell’anno potrebbe essere pronto.

sabato 4 Aprile 2020

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