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Pasqua, il messaggio del vescovo Domenico Cornacchia: «È risorto!»

La Redazione
Monsignor Domenico Cornacchia
«Dobbiamo dirlo anche noi, a tutti e prima di tutto a noi stessi». Nel testo citati Giorgio La Pira e don Tonino Bello
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«Le donne che il mattino di Pasqua si recarono al sepolcro trovarono la pietra ribaltata, senza il Signore all’interno. Come spesso ci capita, Dio non è dove noi lo vorremmo trovare. Spesso ci sentiamo traditi, ma non è Lui che ci gira le spalle o non si lascia trovare. Siamo noi che lo cerchiamo dove Lui non c’è.
“Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato” (Lc 24,5-6)». Comincia così il messaggio del vescovo Domenico Cornacchia in occasione della Pasqua 2019, pubblicato su “Luce e Vita”, il settimanale di informazione della diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo.

«Miei cari – prosegue il vescovo – oso fare mio quel primo annuncio per ripetere a tutti, specie a quanti stanno attraversando la notte del Getsemani e della Passione, la radiosa notizia: Cristo è risorto! Con Lui sono risorti anche i suoi primi discepoli, che improvvisamente da dubbiosi sono diventati credenti, da uomini impauriti e codardi si sono trasformati in un manipolo di coraggiosi, disposti a portare il Vangelo ovunque, malgrado le difficoltà, le persecuzioni, i pericoli di morte. Il Cristo risorto sprigiona un’immensa energia di amore e di speranza, che non può essere soffocata. Di chi è raggiante di felicità si suol dire: “È contento come una pasqua”. La Pasqua, infatti, ci mette dentro la voglia di cantare, ci fa sentire liberi, leggeri, in armonia con le persone e con le cose. Ogni giorno è Pasqua: perché ogni giorno muore qualcosa di vecchio in noi e facciamo un passo verso la vita nuova. E, soprattutto, ogni domenica è Pasqua: perché siamo chiamati all’incontro con il Signore Risorto nella santa Messa. Da Lui contagiati, dovremmo uscire dalle nostre chiese con il fuoco nel cuore e la gioia sul volto, pronti a darGli testimonianza con la vita e la parola. Papa Francesco, pellegrino sui passi di don Tonino Bello, nella sua visita a Molfetta, il 20 aprile dello scorso anno, affermava che “chi si nutre dell’Eucaristia smette di vivere per sé, per il proprio successo, per avere qualcosa o per diventare qualcuno, ma vive per Gesù e come Gesù, cioè per gli altri”».

«Di Giorgio La Pira – ricorda monsignor Cornacchia – si racconta che quando era deputato a Montecitorio, mostrava spesso a un suo collega ateo il piccolo Vangelo che portava con sé e, sorridendo, diceva: “È risorto!”. Dobbiamo dirlo anche noi, a tutti e prima di tutto a noi stessi. “Il mondo è un immenso pianto, ma a Pasqua diventa un immenso parto: di vita, di speranza, di nuovi orizzonti, di lacrime asciugate» (E. Ronchi). Così, mentre siamo consapevoli che la passione di Cristo continua in tutti i crocifissi della storia, abbiamo anche ragione di credere che la sua risurrezione è sempre in atto nella storia fino al completamento nell’ultimo giorno. Siamo abbastanza capaci di guardarci intorno per vedere i fiori della primavera più che le foglie morte? Pasqua è credere che, con Dio, la vita non finisce mai. A tutti voi i miei auguri pasquali con le parole del Servo di Dio don Tonino Bello, che ricordiamo nel 26esimo anniversario del suo dies natalis: “Coraggio gente! La Pasqua vi prosciughi, fino all’ultima goccia, i ristagni di disperazione che si sono sedimentati nel cuore. E, insieme al coraggio di esistere, vi ridia la voglia di camminare». Auguri!”.

domenica 21 Aprile 2019

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