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L’Elzeviro | La bambina e il principe nerazzurro. C’era una volta in Italia

Damiano Nirchio
Un principe nerazzurro
"Udite! Udite! Da oggi, nelle scuole di tutto il reame, sarà severamente vietato essere poveri! Chiunque trasgredirà gli ordini di sua Maestà dovrà rimanere digiuno!"
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C’era una volta, in un regno non molto lontano, una bambina che viveva felice con la sua famiglia. Erano molto poveri, ma erano sereni e felici: erano arrivati da un posto oltre il mare, tanto tempo fa, prima ancora che lei nascesse, lasciando per sempre un paese in cui non c’erano tante scuole e dove si rischiava di rimanere poveri tutta la vita. Nel nuovo paese, invece, ogni mattina la mamma e il papà svegliavano la loro bambina e potevano mandarla a scuola.

Qui faceva tante cose belle insieme ai compagni: leggeva libri, faceva disegni, giocava.

E all’ora di pranzo, dopo le lezioni, i bambini potevano mangiare tutti insieme.

Cose sane, nutrienti e nella giusta quantità: i bambini – si sa – hanno sempre tanta fame perché devono diventare grandi e forti. Infatti ogni giorno, tutte le mamme e tutti i papà del mondo, mandano i bambini a scuola (se possono) esattamente per questo motivo.

Ma un brutto giorno il re di quel reame si svegliò tutto arrabbiato perché la sera prima aveva mangiato troppi bigoli con le sarde e dunque aveva dormito male. Così, non sapendo come farsi passare la rabbia, prese una terribile decisione, la prima che gli capitò a tiro. E mandò il banditore nella piazza del paese per far sapere a tutti i cittadini quanto aveva stabilito: “ Udite! Udite! Da oggi, nelle scuole di tutto il reame, sarà severamente vietato essere poveri! Chiunque trasgredirà gli ordini di sua Maestà dovrà rimanere digiuno! Ma siccome Sua Maestà non è cattivo, ma ha solo dormito male, grazie alla sua infinita bontà ogni tanto si potrà comunque avere un pacco di crackers e una scatoletta di tonno. Ma che non si ripeta troppo spesso! Udite, udite…”

Se fosse una fiaba inizierebbe proprio così.

Ci sarebbe poi il momento in cui la bambina andrà a sedersi a tavola con i suoi compagni, come ogni giorno, e un collaboratore scolastico sarà costretto a dirle di alzarsi e accomodarsi in una stanza accanto, sola, ad un tavolo con un solo piatto, quello a lei destinato, con i cracker e il tonno in bella vista. Seguirebbe il punto in cui la bambina sarà molto triste, ormai senza speranze, e le scapperà qualche lacrima: si sentirà sola contro un mondo cinico e ostile, ma non capirà perché (un classico di tutte le fiabe). Si potrebbe proseguire con un probabile “aiutante magico”, forse una maestra, magari ancora una giovane precaria non di ruolo emigrata dal sud Italia – ma non voglio sbilanciarmi in illazioni capziose e poco utili a proseguire spediti nel racconto – che le cederà il proprio pranzo, che comunque nessuna delle due consumerà avendo entrambe lo stomaco chiuso…

Poi arriverebbe immancabile il lieto fine.

Un giovane e prestante Principe Azzurro (in questo caso “nerazzurro”) arriverà con mascolina ricchezza e virilissima forza mediatica a salvare la giovane fanciulla dalle bizze del sovrano con l’indigestione. Almeno per un anno. O meglio fino ai primi di Giugno, quando le scuole chiuderanno; che poi sarebbero due mesi scarsi.

Ma, in ogni caso, le cronache ci dicono che l’attaccante dell’Inter Antonio Candreva pagherà per questo anno scolastico la retta della mensa che i genitori della bambina non riescono a pagare e che il lieto fine è assicurato: “E vissero felici e contenti!”.

E ci dicono che va tutto bene.

Che ci sono i ricchi e i poveri. Che però sono necessarie regole e leggi che ricordino ogni giorno ai poveri che son poveri e ai ricchi che sono ricchi.

Ed è meglio cominciare a ricordarlo da piccoli. Magari a scuola.

Che i sovrani col mal di pancia (perché hanno mangiato tanto, beati loro!) sono un po’ brutti, ma necessari. Che per fortuna esistono ancora i principi azzurri, solo che non hanno più un cavallo bianco con la lunga criniera e finimenti d’argento; ora sfrecciano su grandi bolidi rombanti dopo aver rincorso per ore, in mutandoni e calzettoni, un pallone su un prato: ma sono sempre maschi, ricchi e belli come ogni fiaba che si rispetti. E anche oggi, come nelle fiabe antiche, si differenziano dai sovrani cattivi, dagli orchi o dai lupi solo perché ogni tanto si commuovono per davvero e – lasciando talvolta cadere qualche briciola di pane dalle loro tavole imbandite – ricordano a tutti i poveri abitanti del reame che, con un po’ di fortuna, qualcuno di loro un giorno, forse, avrà il privilegio di diventare principe o di sposarne uno.

“Una storia commovente”, lo hanno detto tutti i giornali. Nessuno escluso.

C’è, in effetti, tanto in questa bella fiaba per cui versare lacrime…

Ma la Vita è esattamente come nelle fiabe più belle.

E dunque tutto va bene.

lunedì 15 Aprile 2019

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