Attualità

L’Elzeviro | Di Greta Thunberg, Rita Pavone e altri uccelli

Damiano Nirchio
Greta Thunberg
C'è una categoria che è riuscita a ricavarsi una fetta particolare della mia attenzione: gli "odiatori"
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Sono passati solo pochi giorni dall’interessantissima pagina di storia dei movimenti globali scritta a partire dal segno piccolo, ma forte e deciso, di Greta Thunberg: saltando a piè pari le immancabili teorie dei complottisti, dei dietrologi, di coloro che scaltramente intravedono sempre l’operazione economica dietro l’impegno sociale e la pulsione morale ed etica, rimane il foto ritratto (o selfie, che dir si voglia) di una parte di umanità che prova a riconoscersi collettivamente in una narrazione differente. Coi tempi che corrono sarà anche impossibile stabilire nelle giuste proporzioni quanto la giovane attivista svedese sia un simbolo mediatico efficace costruito a tavolino o, al contrario, il simbolo esatto che mezzo mondo ha liberamente scelto per incarnare perfettamente un’idea. Rimane il fatto che è, innegabilmente, un simbolo bellissimo.

E tanto dovrebbe bastare per coltivare curiosità, speranza, ottimismo e muovere all’azione.

Senza “se” e senza “ma”.

Invece nel dibattito che inesorabilmente è venuto a crearsi e nel ventaglio di posizioni ideologiche che ne è derivato, c’è una categoria che è riuscita a ricavarsi una fetta particolare della mia attenzione: gli “odiatori” (o Haters, se preferite), in particolare quella piccola parte di essi che coniugano la classica miscela di cinismo, disincanto, ignoranza e volgarità, con una certa dose di notorietà.

Se fosse un triste gioco a premi, questa manche sarebbe meritatamente vinta da Rita Pavone di cui riporto letteralmente il cinguettio (o tweet, come vi pare):

“Quella “bimba” con le treccine che lotta per il cambio climatico, non so perché ma mi mette a disagio. Sembra un personaggio da film horror…”.

L’economista della Lega Alberto Bagnai ha provato a rubarle il podio incalzando con un “Lo è!” cinguettato dopo pochi minuti. Ma la Pavone era lanciata verso la medaglia d’oro; la vittoria ormai in pugno. Niente da fare per il povero Bagnai che si meriterà un dignitoso secondo posto.

In molti – più illustri e preparati di me – hanno largamente commentato la faccenda ricorrendo all’Etica, alla Filosofia Morale, alla Sociologia, qualcuno all’Antropologia e qualche maligno persino alla Psichiatria.

Io invece ho chiesto una mano all’ Etologia e alle sue branche. Il Lettore non si stranisca: alludo proprio alla scienza che osserva, studia e classifica i comportamenti degli animali (senza offesa, per carità!) e l’ho fatto per vedere se questo approccio offre una chiave di lettura nuova a tali inspiegabili forme di espressione del pensiero. Trattandosi di “pavoni” – che al posto di fare la ruota nelle sedi e nei tempi a ciò deputati si sono messi incredibilmente a “cinguettare” – ho volto l’attenzione al mondo dei volatili. Perché a volte è necessario fare ordine e ristabilire delle regole, che già ci sono: basta conoscerle e rispettarle. Alla fine delle mie ricerche ornitologiche ho raccolto delle inequivocabili informazioni che vado ad esporvi:

    n

  1. Lo zirlo è il verso emesso dal tordo (in generale e più specificatamente del Tordo bottaccio)
  2. n

  3. Lo striscio è quello di un Tordo sassello
  4. n

  5. Il gracchiare è tipico del corvo e della cornacchia
  6. n

  7. Il tubare delle tortore e dei colombi
  8. n

  9. La gallina chioccia o crocchia
  10. n

  11. Il gallo chicchiricchia
  12. n

  13. Il garrito è della Rondine
  14. n

  15. Il trillo dell’Allodola
  16. n

  17. Il pettirosso chiccola
  18. n

  19. Il codirosso ciarla
  20. n

  21. La risata del picchio verde
  22. n

  23. Il ticchettìo dei codibugnoli e dello Scricciolo
  24. n

  25. Il gorgheggio dell’usignolo
  26. n

  27. Il chiurlare del chiurlo e dell’assiolo
  28. n

  29. Il “bacio” del beccaccino
  30. n

  31. 16.Il cigno e il barbagianni soffiano
  32. n

  33. 17.L’aquila e il falco gridano o stridono
  34. n

  35. 18.Il gufo bubola e soffia
  36. n

  37. 19.L’avvoltoio pulpa
  38. n

  39. Lo starnazzo delle anatre e lo schiamazzo delle oche
  40. n

  41. Il tacchino gloglotta
  42. n

  43. Il pulcino pìgola
  44. n

E infine:

23. Il passero è l’unico che ha il diritto di cinguettare (o twittare, come s’è già detto). Nessun altro: secoli di scienze e di lingua italiana non permettono a nessun pennuto di fare questa cosa bella e complessa che rimane appannaggio esclusivo dei passerotti.

24. Il pavone (alla cui famiglia pare appartenere la Signora Rita) farebbe meglio a limitarsi a paupulare. Sì, lo so… È un’abilità canora di cui non molti sono a conoscenza. Io, fossi pavone, qualche domanda me la farei.

25. I “Bagnai” non si sa che verso facciano. Ho riletto anche tutti i trattati di Girolamo Fabrizi D’Acquapendente, ma di questa specie non v’è traccia… Quindi sarebbe meglio che taccia colui di cui si tace.

P.S.

Ho fatto, in questo mio studio, una meravigliosa poeticissima scoperta che certamente gli odiatori ignoreranno, tutti presi, oberati e affaccendati nelle loro piccole codarde battaglie virtuali.

Eccola…

26. I canarini e le balene, pur essendo animali diversi e lontani – che più lontani e diversi non si può – hanno in comune la cosa più bella. Quando sono innamorati… cantano!

Anche solo per il loro canto – qualora gli argomenti della piccola Greta non ci sembrino sufficienti – bisognerà prendersi cura di questa Terra. La stessa su cui una volta le specie animali capaci di canto, quando in amore, erano almeno tre…

Qualcosa deve essere andato storto.

Pavone e Bagnai dovrebbero cinguettare meno e cantare di più. E se ne facciano una ragione.

lunedì 18 Marzo 2019

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