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Recupero accidentale di ordigni nelle reti da pesca, le raccomandazioni della Capitaneria di Porto

La Redazione
L'ordinanza per il rinvenimento di ordigni
L'obiettivo: tutelare la sicurezza di quanti vanno per mare. L'esigenza nata dal ritrovamento casuale di un peschereccio di Molfetta
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La Capitaneria di porto – Guardia Costiera di Molfetta 31 gennaio scorso ha emanato un’ordinanza di sicurezza che prevede le raccomandazioni e le procedure da seguire in caso di rinvenimento o recupero accidentale nelle reti da pesca di presunti ordigni residuati bellici.

L’OBIETTIVO L’obiettivo – si legge in una nota – è quello di tutelare la sicurezza di quanti vanno per mare, ed in particolare di quanti lavorano a bordo dei pescherecci, infatti l’occasione che ha portato alla stesura del provvedimento, su indicazione della Direzione Marittima a Bari, è stato proprio il caso di un peschereccio di Molfetta che ha recuperato involontariamente nella rete un presunto ordigno bellico, mentre era intento in attività di pesca molto al largo, ad oltre 50 miglia nautiche (quasi 100 km) dalla costa. Non è però una singolarità di Molfetta, dal momento che molte altre Autorità marittime, lungo le coste nazionali, hanno emanato analoghe ordinanze per le acque di rispettiva giurisdizione. Le raccomandazioni e procedure di sicurezza che sono state previste mirano ad evitare comportamenti inconsapevoli, e per questo spesso imprudenti e quindi rischiosi, e sono state messe a punto basandosi sulle linee guida attualmente vigenti in materia, adattate alla realtà locale grazie al contributo fondamentale dato dalle Associazioni della pesca e dalla marineria molfettese, anche in occasione di un apposito incontro che si è tenuto in Capitaneria di porto a fine novembre, che ha visto la partecipazione degli armatori e dei comandanti dei pescherecci a strascico. All’incontro ha preso parte anche il Capo Nucleo Sdai di Taranto, con un intervento tecnico particolarmente apprezzato.

LE PROCEDURE Tra le raccomandazioni più importanti, non maneggiare direttamente un presunto ordigno bellico, né tantomeno provare a ripulirlo e scrostarlo per verificarne la tipologia; non chiamare via radio o con il telefono cellulare se il presunto ordigno è emerso e si trova entro un raggio di 200 metri (le onde elettromagnetiche emanate potrebbero provocare involontariamente l’innesco); se a bordo comunicare utilizzando esclusivamente strumenti luminosi o sonori; non entrare in porto con a bordo un presunto ordigno senza aver prima ricevuto l’autorizzazione della Capitaneria di porto. E nel caso il presunto ordigno resti accidentalmente nella rete da pesca, il comandante deve valutare se è possibile riportarlo fuori bordo utilizzando la rete stessa od altro apposito involucro plastico, senza maneggiarlo direttamente, con attrezzature disponibili ed in funzione delle condizioni meteomarine e della distanza dalla costa; ovvero, mantenerlo a bordo con particolari precauzioni, tra cui tenerlo lontano da fonti di calore e vibrazioni e bagnarlo costantemente con acqua a bassa pressione. In ogni caso, dovrà rientrare velocemente verso terra per consentire le operazioni di bonifica da parte degli enti competenti.

IL VADEMECUM Per facilitare la consultazione anche in situazioni di emergenza, è stato predisposto un apposito promemoria plastificato da portare a bordo, che verrà consegnato ai comandanti di ciascun peschereccio, dove sono riportate le raccomandazioni di carattere generale e le procedure di sicurezza essenziali da seguire in caso di recupero accidentale di un presunto ordigno nelle reti da pesca. L’ordinanza, che sarà oggetto di ulteriori appositi incontri di approfondimento con gli esponenti della locale marineria, ha carattere permanente, anche se prevede una revisione periodica, almeno biennale, in rapporto a possibili aggiornamenti delle linee guida in vigore, ed a possibili esperienze maturate nel frattempo.

sabato 2 Febbraio 2019

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