Lutto, cosa non fare dopo la perdita di una persona cara

Dott.ssa Emma Quinto
Shock, rabbia, tristezza e senso di colpa sono reazioni normali in seguito ad una perdita
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Credo sia doveroso e soprattutto rispettoso, dedicare la rubrica del mese di luglio ad un argomento che coinvolge molti di noi, della nostra Corato, della nostra Puglia e della nostra gente. Quello che è successo rappresenta per Noi tutti un lutto, una Perdita, fisica e psicologica. È importante capire e analizzare il ruolo che ha l’elaborazione del lutto all’interno della psicologia dell’emergenza, intendendo il lutto in senso generale come perdita.

Dopo una perdita importante, si possono provare molti tipi di emozioni difficili come shock, rabbia e senso di colpa; a volte si può vivere come se la tristezza non andasse mai via. In realtà questi vissuti, sebbene possano essere molto travolgenti, sono reazioni normali in seguito ad una perdita ed è importante accettarli come parte del processo di lutto e permettersi di provare ciò che si sente, inclusi la sensazione che si stia impazzendo, di essere in un brutto sogno o mettere in discussione le proprie convinzioni religiose.

Per prima cosa cerchiamo di capire cosa NON bisogna fare in queste situazioni:

* il dolore non andrà via più velocemente se lo ignoriamo: in realtà cercare di ignorare il dolore non farà che peggiorare le cose nel lungo periodo. Per una guarigione vera e propria è necessario affrontare il dolore e tutte le altre emozioni.

* è importante essere forti di fronte alla perdita: sentirsi tristi, spaventati o soli è una normale reazione alla perdita; piangere non significa essere deboli ma mostrare i propri veri sentimenti.

* se non si piange vuol dire che non si è dispiaciuti per la perdita: il pianto è una reazione normale alla tristezza, ma non è l’unica; ci sono persone che hanno più difficoltà a lasciarsi andare. Questo però non significa che non sentano il dolore, ma solo che hanno altri modi di dimostrarlo.

Ad un certo punto nella nostra vita, ognuno di noi affronta la perdita di una persona cara e significativa; il dolore che segue tale perdita può sembrare insopportabile ma è, in realtà, parte integrante del processo di elaborazione del lutto.

In un primo momento, si tende a negare che la perdita ci sia davvero stata e la persona si può isolare dalla rete di amicizie e di supporto. Questa fase può durare qualche minuto o più a lungo.

Successivamente possono subentrare il senso di colpa per le cose che non sono state fatte o dette, o per certe sensazioni o anche una serie di preoccupazioni e paure; ci si può sentire ansiosi, impotenti o insicuri e avere timori sulla propria mortalità o sull’idea di dover affrontare la vita o le responsabilità da soli senza quella persona.

Dopo questa prima fase, la persona che soffre può essere furiosa perché sente ingiusto quello che è accaduto e soffre terribilmente. Può essere arrabbiata con i medici, con Dio, con la persona morta perché l’ha abbandonata o anche essere arrabbiata con se stessa perché non fa nulla per far cambiare le cose anche se, realisticamente, niente avrebbe potuto essere cambiato.

Successivamente si “viene a patti” con quello che è successo e si riprende il controllo della propria vita. Subito dopo questa fase, la persona diventa consapevole e sperimenta tutto il dolore e la tristezza per la separazione dalla persona cara.

Infine c’è la fase di accettazione, in cui la rabbia e la tristezza diminuiscono gradualmente e lasciano lo spazio alla tenerezza e al ricordo. È importante concedersi il giusto “periodo di lutto” ossia un tempo adeguato per poter elaborare il trauma della perdita; il lutto è come una ferita e il tempo di cicatrizzazione richiede tempo e fatica.

Se però dopo molto tempo non ci si sente meglio, o anzi si ha l’impressione che il dolore stia aumentando, può essere il segno che il dolore si è trasformato in un problema più grave, come il lutto complicato o la depressione. Quando si vive una condizione di lutto complicato ci si sente come bloccati in un costante stato di lutto, si può passare dalla negazione della morte e dal senso di incredulità, all’amarezza o rabbia per la perdita subita, ci sono pensieri intrusivi o costanti ricordi della persona amata oppure al contrario si possono evitare sistematicamente tutte le cose che vi ricordano il defunto, anche molto tempo dopo la sua morte.

In questa situazione può rivelarsi prezioso l’aiuto di uno psicologo che può sostenere la persona nell’attraversare tutte le dolorose fasi della perdita e può aiutare ad elaborare i vissuti di rabbia, dolore, confusione e disorientamento che accompagnano questo momento; questa condivisione renderà il peso del dolore più facile da sopportare. In particolare lo psicologo può aiutare il paziente a prendere consapevolezza del suo disagio facendo emergere emozioni, sentimenti, pensieri e riflessioni, al fine di ricreare un nuovo senso di sé e del mondo e di poter “far pace” con la perdita e creare uno spazio per il ricordo affettuoso del proprio caro senza più intollerabili sentimenti di disperazione.

Articolo a cura della Dott.ssa Daniela Emma Quinto

Psicologa – iscr. Ordine Psicologi Regione Puglia n, 3628

Contatti

Via Monte Pertica 3, 70033 Corato BA

Telefono 3297771822

www.emmaquinto.it

mercoledì 20 Luglio 2016

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