Spalla

“Il capitano Maria”, set «professionale e meraviglioso»

Elena Albanese
Nicola Losapio (a destra) nel cast della fiction "Il capitano Maria"
A dirlo è uno degli attori pugliesi che hanno partecipato alle riprese, il biscegliese Nicola Losapio. «Lo rifarei senza esitare»
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“Il capitano Maria” è la fiction di Rai1 che in poche settimane ha appassionato milioni di italiani, raccontando le vicende professionali e personali del comandante dei carabinieri Maria Guerra, che da Roma si fa ritrasferire nel suo paese d’origine, in Puglia, da cui era andata via dopo la morte del marito, giudice del Tribunale per i minorenni.

Con sé porta i due figli: Lucia, detta Luce, un’adolescente inquieta, e il piccolo Riccardo. Entrambi le daranno non poche preoccupazioni, ma le consentiranno di venire a capo di un’intricata situazione che coinvolge la malavita locale e che probabilmente ha a che fare anche con quanto è successo in passato alla sua famiglia.

Le otto puntate, di cui questa sera alle 21.25 vedremo le ultime due, ci hanno offerto suggestivi scorci di molte delle nostre città: grandi panoramiche dei lungomare di Bari e Trani, Polignano e Monopoli; e ancora i paesi dell’interno Gravina e il centro storico, il piazzale e l’interno della cattedrale di Ruvo, che saranno protagonisti del gran finale.

Ma la Puglia è stata ben rappresentata anche da una nutrita schiera di maestranze e attori, che non hanno sfigurato di fronte a nomi di fama nazionale. Abbiamo chiesto a uno di loro, il biscegliese Nicola Losapio, che ha interpretato uno dei carabinieri della compagnia, di raccontarci l’esperienza vissuta durante le riprese.

Come sei stato scelto?
«Questa nuova esperienza è nata dall’invio di una mail, che ha portato a una convocazione diretta da parte del responsabile per i relativi dettagli. Normalmente i casting, in questi importanti progetti cinematografici, attirano svariate migliaia di aspiranti da ogni parte d’Italia».

Che clima si respirava sul set ?
«Professionale e meraviglioso. Un contesto che arricchisce notevolmente il proprio bagaglio di conoscenza teorica e pratica. Una vera scuola cinematografica molto apprezzata soprattutto per chi, come me, ama questo lavoro e ama farlo non lasciando nulla al caso, così come sono abituato in teatro, che è la mia palestra recitativa».

Che rapporti c’erano con i protagonisti della serie?
«I rapporti con i protagonisti della serie, come la spagnola Vanessa Incontrada, Giorgio Pasotti, Andrea Bosca, Carmine Buschini (il Leo di “Braccialetti Rossi”) e con tutta la troupe, erano di reciproco rispetto, cordialità e gentilezza, una caratteristica che mi ha sempre colpito anche in altri set. È l’umiltà che rende questi grandi artisti persone speciali e uniche. Un progetto filmico è anche un progetto culturale e sociale che, inevitabilmente, porta alla nascita di nuovi rapporti di amicizie che poi possono anche durare nel tempo».

Quando e dove ha girato le tue scene?
«Il primo ciak della serie risale a novembre del 2016 ed è stato girato a Bari e in numerose location della Puglia, tra e quali Bisceglie, Ruvo, Trani, Gravina, Castellana Grotte e Acquaviva delle Fonti».

Qual è stato il set più suggestivo?
«Indubbiamente quello che ha visto come location il Comando Legione dei Carabinieri Puglia di Bari. Un luogo ermetico e inaccessibile, che la magia del set mi ha concesso di vivere con grande orgoglio ed emozione».

Qual è il ricordo più bello legato alla realizzazione di questa fiction?
«Aver rappresentato l’arma dei carabinieri a livello nazionale, soprattutto davanti ai tantissimi telespettatori che, nella prima puntata, sono stati oltre sette milioni».

Lo rifaresti?
«La magia del set, la condivisione di esperienze con i colleghi e gli altri membri della troupe, fanno di questo mestiere un lavoro come gli altri ma, allo stesso tempo, diverso e quasi privilegiato. Un mestiere dove la passione conta più della tecnica. Questo è ciò che permette a un film, a una fiction, di ottenere l’attenzione del pubblico. Questi risultati sono il frutto di un duro lavoro di tutti coloro che hanno contribuito al progetto, che rifarei senza esitare».

Cosa hai pensato rivedendoti in tv? Ti sei piaciuto?
«Sì, mi sono piaciuto, e rivedermi mi ha spinto a una riflessione, un’introspezione, una ricognizione del mio modo di essere e di fare che mi ha portato ad essere lì, una riflessione per capirmi, per migliorarmi, soprattutto per evitare di tradire la fiducia di tutti coloro che credono in me. Anche perché, come dico sempre, con la tecnica non si fa il cinema. Si fa il cinema se si ha fantasia».

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Al Teatro Garibaldi di Bisceglie, dove sarò tra i protagonisti dello spettacolo “Benedetto – il papa di Gesù”, una drammaturgia avvincente di Francesco Sinigaglia che toccherà temi delicati del pontificato.

martedì 22 Maggio 2018

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