Spalla

Alla scoperta degli scrittori di Puglia: Luana Lamparelli

Elena Albanese
Luana Lamparelli
38 anni, si definisce «ruvese molto girovaga​» e dice: «Finché ci interrogheremo e porremo domande, saremo vivi​»
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Dopo una pausa ad aprile, torna il viaggio alla scoperta dei talenti pugliesi della scrittura. Oggi è la volta di Luana Lamparelli, 38 anni («ma l’età non si chiede a una donna», precisa), che si definisce una «ruvese molto girovaga».

Per lei già due romanzi all’attivo – “Giardini senza tempo” del 2012 e “Piccoli silenzi desiderabili” del 2014 – e un terzo che vorrebbe riuscire a ultimare perché ormai «sono anni che aspetta», ma soprattutto una vita dedicata all’arte e alla poesia, alla bellezza e all’impegno sociale, in un costante turbinio di idee portate avanti a volte con fatica, ma sempre col sorriso. Il 24 maggio, per esempio, Luana terrà proprio nella sua Ruvo un laboratorio di scrittura poetica che prende il nome di Circo Lamparelli, così come il suo sito.

Fai la scrittrice per hobby o per mestiere?
Non è il mio lavoro principale, tuttavia è un impegno molto costante.

Qual è la frase più bella che hai scritto?
«Perché se penso a un colore per l’infinito viaggiare dell’uomo, esso non può che essere l’azzurro». È tratta dall’episodio “L’ufficio in riva al mare” di “Piccoli silenzi desiderabili”, il mio secondo romanzo. Rimanda all’azzurro del cielo e del mare, che sono metafore, insieme al viaggio, del mistero, del divenire, del ricercare, del domandare. Finché ci interrogheremo e porremo domande, saremo vivi. L’azzurro rimanda anche agli occhi di mio nonno, della mia zia più giovane e più cara. Se viaggio nei ricordi, è nel loro azzurro adamantino che mi perdo.

E quella più bella che hai letto?
La mia citazione per eccellenza: «Tutto fu tentato. Quel che non fu fatto io lo sognai», di Gabriele D’Annunzio.

Quali sono le tue fonti di ispirazione?
La musica prima di tutto, poi le immagini di vita che mi attraversano gli occhi e mi colpiscono con i dettagli più piccoli ma significativi, la fotografia. Il cinema di Sorrentino è la perfetta sintesi di tutto ciò. Jep Gambardella vorrei fosse mio amico, non solo perché è uno scrittore. Ho amato “The young pope”, serie tv meravigliosa per la poesia del protagonista, Lenny Belardo: la sua sovversione, la sua avversione, le sue tribolazioni interiori alla ricerca dell’unica cosa che desidera sopra ogni altra fanno di lui un uomo di fede autentico, così come sempre concepito dalla filosofia. Ecco, oltre Jep Gambardella, vorrei avere mio amico proprio Sorrentino.

Potendo scegliere, quale scrittore vorresti essere? E quale personaggio?
Perché dovrei desiderare di essere qualcun altro se tutti mi chiamano “la scrittrice” e mi definiscono “un personaggio”? (Di me si può dichiarare senza indugio che sono molto ironica e autoironica, mai si pensi che “me la credo”).

Raccontaci brevemente l’opera di cui sei più orgogliosa.
Ho amato molto “Piccoli silenzi desiderabili”. È un romanzo composto da episodi diversi e poesie. Ogni episodio racconta una storia tutta sua, con personaggi propri e uno stile letterario consono alla storia narrata. Nato dal desiderio di fare esercizi di stile e di mettere ordine fra tutti i racconti e le poesie scritti fino ad allora, alla fine ha trovato una sua struttura particolare, diventando così un romanzo. C’è un fil rouge, infatti, che collega tutti i personaggi avvicendatisi sulla scena letteraria. Il lettore lo scopre con l’ultimo episodio, insieme all’identità del misterioso protagonista a cui ho voluto prestare la paternità delle poesie (un piccolo artifizio letterario).

Restano indiscutibili due verità: sono stata molto orgogliosa di averlo scritto, ha cambiato per sempre la mia propensione alla scrittura. Poco dopo un anno dalla sua pubblicazione, avevo deciso di non scrivere più, per un motivo preciso e privato. Per quanto avessi amato “Piccoli silenzi desiderabili” in tutte le fasi di lavorazione, ho finito per odiarlo. Poi sono arrivati dei contatti che non m’aspettavo, delle proposte di collaborazione che mi hanno incoraggiata e convinta a cambiare idea, a tornare sui miei passi. Dietro queste proposte c’erano (e ci sono) delle persone meravigliose. Mi hanno dato il coraggio per tornare a narrare, a raccontare, a lavorar di storie e di parole. È di questa storia che sono orgogliosa oggi, che è una storia mia, reale, sempre presente.

martedì 15 Maggio 2018

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