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​”Fires”, il fantacalcio più divertente si gioca a Giovinazzo

Nicola Palmiotto
Il fantacalcio Fires
52 squadre divise in A, B, C1 e C2. Oggi parte la 25esima edizione e la parrocchia Immacolata diventa l'Atahotel. Quella volta che un fantallenatore fu scambiato per emiro
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Gli appassionati lo sanno. Il gioco più bello dopo il calcio è il fantacalcio. A Giovinazzo ce n’è uno davvero speciale che si chiama “Fires”: 52 squadre divise tra serie A, B, C1 e C2, mentre sono oltre 70 i presidenti e direttori sportivi che vi giocano. Pazienza che il nome resti un segreto tra i partecipanti. «È un acronimo, non posso spiegarlo – spiega sorridendo Sabino Sterlacci, uno degli otto storici fondatori della lega -. Sono sciocchezze da adolescenti, perché quando abbiamo cominciato nel 1993 eravamo ancora ragazzini, oggi invece siamo alle soglie dei 40 anni». Quest’anno infatti “Fires” compie un quarto di secolo, con un’edizione speciale che prevede il varo della quarta serie, un risultato forse nemmeno lontanamente immaginabile 25 anni fa. «Quelli del gruppo storico – prosegue Sterlacci – facevano tutti parte della parrocchia Immacolata. Eravamo malati di calcio, un giorno venne Vincenzo Gazzillo e ci disse che sulla Gazzetta aveva lanciato questo gioco. È cominciato tutto da lì».

IL GIOCO È UN COLLANTE Agli otto fondatori della lega via via se ne sono aggiunti altri. «Abbiamo cominciato ad allargare, prima la serie A a 12 squadre, poi abbiamo aggiunto la B. Abbiamo avuto un po’ paura a farlo, perché questo è vero che resta un gioco ma noi lo prendiamo molto seriamente». Il format odierno oltre ai campionati, con quattro promozioni e quattro retrocessioni, prevede anche una maxi coppa Italia a 52 squadre e le competizioni europee, Champion’s e Uefa, che si giocano in settimana sulla base del Fantacalcio di Champion’s League. «Il gioco resta un grande collante sociale per noi, questo è il vero spirito di “Fires”. I ragazzini di una volta sono cresciuti, adesso abbiamo famiglie e figli. Alcuni vivono all’estero o al nord, ma il Fantacalcio ci permette di tenere saldi i rapporti. Come per esempio i momenti conviviali durante l’anno, ma anche le domeniche pomeriggio in trenta persone a guardare diretta gol con esultanze, sfottò e scaramanzie di ogni genere e ovviamente l’asta di inizio stagione».

L’EMIRO Infatti tutti i campionati di Fires si svolgono con l’asta (a volte concluse mezz’ora prima della prima partita del campionato di serie A) che conserva ancora la lira come moneta virtuale. A fine agosto, quest’anno cade oggi venerdì 17 agosto, la parrocchia Immacolata si trasforma nella sede del calciomercato. «Ci ospita don Gianni, noi lo chiamiamo scherzosamente l’Atahotel. Ma facciamo le cose per bene: ogni tavolo ha i bigliettini con il nome della squadra e ogni presidente deve indossare la divisa della società». Divisa che per qualcuno diventa un vero e proprio travestimento. «Ci sono presidenti che interpretano il ruolo dei magnati russi indossando colbacco e pelliccia, altri vestono i panni degli emiri dei Paesi arabi, ognuno ha la propria tradizione. Una volta uno di loro fu scambiato dai passanti per un vero sceicco, con persone che si facevano firmare autografi e chiedevano foto».

L’ALBO D’ORO Nell’albo d’oro di Fires spiccano i quattro scudetti conquistati da Saverio Decandia e da Antonello Lacalamita, ma quest’ultimo adesso non se la passa benissimo. «Sta in C2, noi lo chiamiamo la Pro Vercelli», dice Sterlacci. Ma negli anni si sono fatti avanti le nuove leve come la Florentia Viola di Alessio Tatulli e Francesco Fiorentino che ha vinto due Champion’s, e la T’n’M di Michele Marrano e Francesco Marzella che in tre anni è passata dalla C1 alla A. Un gioco imponente come Fires necessita di una macchina organizzativa perfetta. C’è infatti una segreteria generale guidata da Totò Leanza, più una serie di organizzazioni intermedie a vari livelli, che oggi vengono aiutate dalla tecnologia e dalle piattaforme online ma una volta non era così. «Fino a 5-6 anni fa – assicura Sterlacci – c’era ancora il quadernone. Ognuno si recava al bar Palermo a mettere la formazione, anche quello era un rito. E poi qualcuno si occupava di fare tutti i conti a mano».

BENEFICENZA Ogni anno “Fires” destina in beneficenza più di un terzo del montepremi, una cifra che si aggira sui 1000 euro. «L’aspetto economico per noi è relativo, da circa sette anni sosteniamo il progetto di una scuola in Madagascar». Insomma Fires è proprio un bel fantacalcio che continua a prosperare. «C’è una lista di attesa lunga 3-4 anni per poter giocare. Noi vogliamo far giocare tutti ma prima o poi credo saremo costretti a non allargare più, anche se di smettere non abbiamo intenzione per niente. Diciamo che saremo la prima lega in cui i padri giocheranno insieme ai figli».

venerdì 17 Agosto 2018

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