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Premiazione di un campione: Sergio Amato

Luigi Caputi
La premiazione di Sergio Amato
Ieri in aula consigliare l'evento dedicato al successo del calciatore molfettese alla Dream World Cup
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Coppa dei sogni. La dream world cup non è soltanto un oggetto concreto, conquistato dalla nostra nazione, regione, città. Si estende oltre ogni dimensione e condizione fisica e mentale, oltre ogni campo semantico e metaforico, arriva a toccare e comprendere l’essenza e il fine della vita umana: il potersi pienamente realizzare mediante un cammino di sofferenza, lavoro, relazione sociale.

Perché i veri dribbling, come dimostra la storia di Sergio Amato, non significano aggirare gli ostacoli; bensì guardarli, affrontarli, irriderli con un cambio di passo o una finta di corpo, superarli e depositarli in fondo al sacco.

Ieri mattina, nell’aula consiliare “Gianni Carnicella”, è stata ripercorsa e premiata la parabola del biondo talento molfettese, vincitore e mattatore del mondiale di calcio per atleti con disturbi psichiatrici tenutosi in primavera a Roma.

Ma la conferenza in questione- intitolata “Sport e salute. Un calcio allo stigma: in campo per battere il disagio psichico”- non è stata una semplice premiazione: si è trattato di una piacevole, a tratti commuovente, analisi e esaltazione del lavoro compiuto dalle associazioni e dagli enti territoriali per la valorizzazione e integrazione sociale delle persone diversamente abili. Diversamente abili, talvolta più abili dei “normali”, mai inabili.

“Siamo qui per festeggiare- ha esordito Domenico Semisa, direttore del dipartimento di salute mentale dell’Asl Bari- per congratularci con i protagonisti di una vittoria sportiva che è anche e soprattutto una vittoria di vita. La vicenda di Sergio, del commissario tecnico Enrico Zanchini e di tutta la nazionale per persone con disturbi psichiatrici, deve servirci da modello per capire come la fatica e la collaborazione siano le ricette migliori per il successo e la felicità”.

Il concetto di sacrificio, di fatica, di indefesso impegno, è stato più volte ribadito nel corso della mattinata. Non bisogna infatti pensare che sia stato il solo talento a consentire a Sergio Amato e compagni di giungere alla vittoria. Indispensabile è stata anche una notevole applicazione. Nel suo intervento, l’allenatore Zanchini ha indicato un episodio in questo senso altamente simbolico. “Il momento che ricordo con maggiore emozione e soddisfazione- ha rivelato- è stato il gol su schema da calcio d’angolo. Sergio ha tirato, come diciamo noi a Roma, una lasagna di prima intenzione col suo meraviglioso mancino. Ma lo ha fatto dopo un contro-movimento da manuale, favorito dal blocco dei compagni e dal passaggio preciso di chi ha battuto il corner. Quel gol è frutto della perfetta sintesi tra doti calcistiche già possedute e lavoro in allenamento, concentrazione, attenzione nei momenti decisivi. Quando ho visto Sergio giocare nelle selezioni per i Mondiali, ho subito capito che si trattava di un ragazzo di un’altra categoria, di un giocatore vero. Eppure vi assicuro che all’inizio non è stato facile per lui, da sempre impegnato nel calcio a undici, adattarsi ai ritmi e agli schemi del calcio a cinque”,

Quel gol lì, su schema preparato con l’allenatore, ha rappresentato il coronamento dell’ambientamento in una dimensione nuova. È un gesto tecnico che può essere assurto a passo decisivo nella riabilitazione formazione, crescita di una persona particolarmente diversa, particolarmente speciale.“Ho vissuto momenti molto difficili in passato- ha affermato il ragazzo- ma adesso ne parlo apertamente. Ho capito che non bisogna nascondere i propri problemi, che l’aiuto, dato o ricevuto, non va mai negato e anzi deve essere cercato. Altrimenti la vita di tutti noi, nessuno escluso, non varrebbe la pena di essere vissuta”.

Marilisa Tricarico, con un intervento breve ma ricco di spunti di riflessione, ha sottolineato cosa sia per lei lo sport. L’opinione di una calciatrice di serie A femminile, consigliera comunale di Terlizzi in materia di politiche giovanili e sport, è risultata illuminante. “Penso che nessun’altra cosa- ha sostenuto- possa in egual misura aiutare le persone ad integrarsi, crescere, sentirsi unici e conoscersi autenticamente”.

Hanno preso la parola anche i sindaci di Molfetta e Giovinazzo, che hanno mostrato grande sensibilità per il tema dell’accoglienza delle diversità. Non un’ovvietà, in tempi in cui la chiusura mentale e culturale nei confronti di tutto ciò che sia altro da sé sembra esser tornata di moda. “Ogni singolo- ha detto il nostro primo cittadino Tommaso Minervini- ha grandi potenzialità, e ha diritto ad essere inserito in un contesto di relazione sociale e umana favorevole. Tutti, nessuno escluso, abbiamo una personalità, tutti siamo destinati a diventare risorsa. Abbandoniamo le etichette, siamo uguali, siamo uomini: non uomini ideali o supereroi, ma persone con capacità e limiti, diversi, specifici, originali e irripetibili“.

Sulla stessa linea d’onda, limitrofo non soltanto geograficamente, si muove il sindaco di Giovinazzo Tommaso Depalma. “La bellezza di questa e di tante altre esperienze è che ci sono state delle persone che hanno avuto la forza e il coraggio di mettere in rete le loro fragilità. Questa è una lezione di vita per noi che ci atteggiamo a normali, ma spesso seppelliamo nel nostro essere diversi problemi senza farli conoscere”.

Il dottor Cesario Schiraldi, responsabile del centro di salute mentale Area 1 Molfetta, ha in seguito commentato la proiezione di un video su esperienze di riabilitazione psichiatrica mediata dallo sport. “La cura di queste persone con problemi psichiatrici- ha detto- comporta un cambiamento significativo dell’esistenza, quasi una rivoluzione, a partire dalla più immediata quotidianità. Ma noi operatori abbiamo il dovere di guardare contemporaneamente alle esigenze terapeutiche e a quelle sociali. I progetti di sport e di coinvolgimento interattivo sono da questo punto di vista fondamentali. Se la malattia mentale disgrega e disunisce un individuo, il gioco lo unisce nuovamente a se stesso e agli altri. Occorre farsi carico delle carenze emozionali, supportarle, assisterle e trasformarle in abilità originali. Gli interventi riabilitativi non possono prescindere da un lavoro d’equipe”.

In chiusura della conferenza, Sergio Amato ha ricevuto una pergamena dall’associazione di famiglie di utenti “La breccia”. Il sindaco gli ha inoltre consegnato una targa onoraria per la vittoria da protagonista della Dream World cup. Tra coppa dei sogni, esposta e visibile ieri nell’aula “Gianni Carnicella”, e coppa della realtà non c’è poi così tanta distanza.

domenica 8 Luglio 2018

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