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Giornate del Fai, a Giovinazzo aperti Casale San Martino e convento San Francesco al Calvario

La Redazione
La Cappella del Calvario
Appuntamento sabato 24 e domenica 25. Rinnovata la collaborazione con gli alunni del liceo Matteo Spinelli
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Si rinnova l’appuntamento con le Giornate Fai di Primavera. Sabato 24 e domenica 25 saranno moltissimi i luoghi eccezionalmente aperti in occasione della 26esima edizione dell’evento organizzato dal Fondo ambiente italiano.

GIOVINAZZO A Giovinazzo, dopo il successo dello scorso anno che ha fato registrare 7mila visitatori, i volontari del gruppo locale hanno deciso di porre l’attenzione sulle memorie ed i culti di una civiltà da preservare tra casali e conventi: il Casale di San Martino sulla strada provinciale Giovinazzo- Terlizzi (orari: sabato dalle ore 9 alle 13 e dalle 15 alle 17 – domenica dalle ore 9 alle 17) e la Fabbrica Conventuale di San Francesco al Calvario in via Tenente Fiorino (orari: sabato dalle ore 9 alle 13 e dalle 15 alle 19 – domenica dalle ore 9 alle ore 19). Nell’occasione proseguirà il rapporto tra il Fai di Giovinazzo ed il liceo classico e scientifico “Matteo Spinelli”. Saranno infatti 70 gli studenti che partciperanno attivamente all’evento, nell’ ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro. Molti di loro guideranno le visite in qualità di “Apprendisti Ciceroni”.

LA CHIESA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI E IL CONVENTO DEI CAPPUCCINI Agli inizi del XVII sec. a Giovinazzo seppur presenti i Frati Minori Conventuali nel complesso religioso detto din”Sant’Antonio” sulla via per Terlizzi, per volontà del vescovo Giulio Masi Fiorentino furono chiamati i “Frati MinorinCappuccini” per i quali venne costruito, a partire dal 1612, un complesso conventuale collocato a circa un quarto dinmiglio dalla cinta muraria della città. Il complesso monastico fu realizzato nel periodo in cui in Puglia crebbe una fortenattenzione verso i Cappuccini portando ad ampliare e costruire nuovi conventi; per cui oltre a quello di Giovinazzon(1612) altri conventi furono realizzati come a Triggiano (1614), Bisceglie (1606), Ruvo (1607) e Rutigliano (1612). Il 14nottobre del 1612 venne benedetta dal vescovo Giulio Masi Fiorentino la prima pietra del Convento e il 4 giugno 1675,nil vescovo di Giovinazzo, fra Agnello Alfieri, consacrò la Chiesa dedicandola a S. Carlo Borromeo. Il Convento, così comenriportato nel 1650 nell’ambito dell’inchiesta avviata da Innocenzo X sullo stato di tutte le case religiose maschilinesistenti sul territorio d’Italia, venne “eretto secondo la povera forma cappuccina con un numero di celle pari a 24”.nCon decreto del 7 luglio 1866 l’ordine dei Cappuccini fu soppresso e nel 1867 la Giunta Municipale ottenne dalnGoverno il monastero e la chiesa espropriati ai frati, per cederli ad uso della Congregazione di Carità delle suorenVincenziane. La struttura conventuale seicentesca, è stata sino al 1989 “Casa di riposo”, mentre oggi ospita trenassociazioni musicali. La Chiesa nel 1981 è stata richiesta dalla Curia al Ministero dell’Interno per ospitare sino al 1985nl’istituita Parrocchia di Maria SS. Immacolata. Dedicata successivamente a San Francesco d’Assisi la Chiesa oggi è unanrettoria. Tra il 2009 – 2014 per iniziativa del vescovo Luigi Martella è stato avviato un progetto di restauro dellanChiesa, realizzato anche grazie ai fondi della Conferenza Episcopale Italiana. La Chiesa e il Convento riprendono sia per forma che per dimensioni le caratteristiche tipologiche e d’impianto dellenstrutture monastiche dei Cappuccini poiché dovevano attenersi al modello definito dalle Costituzioni dei Cappuccini.nIn particolare il complesso dei Cappuccini di Giovinazzo presenta evidenti similitudini riscontrabili in quello dinMolfetta, Bisceglie e Ruvo di Puglia. La Chiesa è a navata unica divisa in tre campate coperta da una volta a botte, connsei altari laterali. Dell’altare originale non rimane ormai nulla, poiché sostituito da diversi altari. L’apparatoniconografico della navata centrale con i sei medaglioni ovali sulle pareti laterali è dominato un grande affresco di unnanonimo databile al XVII-XVIII secolo raffigurante “L’Assunzione della Beata Vergine Maria”; questo ciclo iconograficonche rappresenta il “rosario francescano” porta l’attenzione verso il culto mariano dei Cappuccini. Il Convento,nrealizzato a nord della Chiesa, si organizza attorno al chiostro con portici e pozzo centrale. Al piano terra sono presentinle cosiddette officine (refettorio, cucina, dispensa, parlatoio, foresteria, ecc), ambienti che la comunità usava per lanvita quotidiana, mentre una scala conduce al piano superiore strutturato da corridoi su cui si attestano le celle deinmonaci.

LA CAPPELLA DEL CALVARIO Il Calvario di Giovinazzo con quelli di Molfetta, Terlizzi e Bisceglie vennero costruiti quasi contemporaneamente tra iln1855 e il 1856 in occasione della missione popolare dei Padri Redentoristi che in quegli stessi anni toccò la Diocesi dinMolfetta e l’Arcidiocesi di Trani, Barletta e Bisceglie. Com’era d’uso la costruzione del Calvario suggellava l’opera dinpredicazione dei Padri Redentoristi e difatti sul timpano della Cappella del Calvario si legge: “Per / memoria / della passione di Gesù / Nella missione dei padri del / SS. Red.. / i giovinazzesi pietosi / Q.M.P. 1856 / tu che passi per la via / vedi adora piangi e prega”. Prima della costruzione del Calvario oltre a cinque croci già presentinnel Borgo vicino all’Ospizio (oggi Istituto Vittorio Emanuele II) a Giovinazzo il simbolo della devozione per la Passionendi Cristo era il Santuario del Crocifisso con le cinque cappelle poste lungo la via che conduceva al Santuario (oggi alnCimitero). A seguito della missione dei padri Redentoristi l’allora Sindaco Frammarino, vista la cospicua presenza dinfedeli, considerò l’ipotesi di ampliare e migliorare le cinque cappelle, tuttavia questa ipotesi non fu condivisa dalnVescovo poiché era opinione di realizzare il Calvario in un luogo più vicino al paese individuando alcuni siti pubblici trani quali lo spiazzo del Convento dei Cappuccini. Il Sindaco Frammarino e il Vescovo concordarono quindi di costruire ilnCalvario con i suoi cinque archi a ridosso del muro del Convento dei Capuccini ponendo il prospetto principale verso lanstrada e il piazzale pubblico. L’intento era quello, non solo di realizzare un luogo di culto nel Borgo, ma anche dinriqualificare la strada e la piazza. Il 1 dicembre 1857 re Ferdinando IV autorizzò il Comune a concedere gratuitamentenalla Curia il suolo pubblico dove realizzare la cappella, che venne costruita non solo con i soldi dei fedeli ma anche connuna somma di 24 ducati stanziata dal Capitolo della Cattedrale. Inizialmente nelle cinque cappelle vennero collocate lencinque croci già presenti nel Borgo di Giovinazzo vicino all’Ospizio. Oggi le croci non sono più presenti ma accolgono 5ndipinti dei misteri dolorosi: i quattro laterali sono opera del pittore giovinazzese F. Nisio (1915-1998) mentre quelloncentrale raffigurante “Gesu’ muore in croce” è opera della pittrice giovinazzese G. Pansini (1892-1995). Il Calvario ènstato interessato nel recente passato da lavori di restauro conservativo. Il Calvario sorge su un basamento con cinque cappelle e si distingue particolarmente con la cappella centraleninquadrata da quattro colonne che sorreggono un architrave con cimasa sulla quale è riportata l’iscrizione che ricordanla Missione dei padri Redentoristi e l’anno di costruzione 1856. Secondo lo storico Luigi Marziani queste colonne sononrivenienti dalla Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, oggi S. Giovanni Battista sita nel centro storico di Giovinazzo. Oggi lanprocessione dei misteri del Venerdì Santo dopo la partenza dalla Concattedrale e aver attraversato la città, si fermanper un breve momento di riflessione davanti al Calvario.

LA CHIESA DI SAN MARTINO E LA VILLA DEI VESCOVI Il complesso della Chiesa con la Villa dei Vescovi (noto come “San Martino al Piano” oppure “San Martino al Colle”)nsorge sulla cosiddetta collina di San Martino, uno dei punti più alti rispetto il livello del mare (circa 110-150 metri) nelnterritorio compreso tra Giovinazzo, Bitonto, Terlizzi e Molfetta. La collina nel tempo è appartenuta, ad eccezione dinalcuni periodi, alla Mensa Vescovile di Giovinazzo e grazie alle sue favorevoli condizioni orografiche e climatiche, oltrenad essere stato luogo privilegiato per il soggiorno estivo dei Vescovi di Giovinazzo, è stata da sempre consideratancome un luogo di area salubre dove poter guarire da malattie respiratorie. La fondazione del nucleo originario della struttura è riconducibile ad una prima fase che ha visto la realizzazione dellanTorre longobarda (VI-VII sec) e di alcuni ambienti annessi a piano terra. La Torre longobarda assumeva, grazie allancondizione orografica privilegiata della collina di San Martino, un’importanza strategica nel sistema di difesa del nordnbarese dall’attacco dei Bizantini o dalle incursioni saracene. Nel 1300 (circa) al nucleo originario con la Torrenlongobarda, già ampliato con costruzione di una chiesa nel 1124, furono realizzati altri ambienti per adattare lanstruttura a luogo di sosta e di ristoro per i pastori durante la transumanza. In questo periodo infatti fu costruito ilngrande ambiente voltato a piano terra. Purtroppo nel secolo XV si verifica l’abbandono e la rovina del complesso, ancausa di una terribile pestilenza del 1478. L’interno vasto territorio subì l’offesa di vendite abusive e di continuinpassaggi vandalici, portando il vescovo Ludovico Forconio a cederla al nobile giovinazzese Giacomo Zurlo. Nel 1553 ilncomplesso di San Martino con la chiesa e i suoi possedimenti, vennero nuovamente affrancate e recuperate allanMensa Vescovile di Giovinazzo grazie al vescovo di origini spagnole Giovanni Antonio Briziano della Ribera. Lonspagnolo era una personaggio di spicco poiché oltre ad essere il cappellano regio della corte del re l’imperatore CarlonV partecipò al Concilio di Trento dando così inizio alla riforma tridentina a Giovinazzo. Il Vescovo spagnolo, considerata la posizione privilegiata delle collina di San Martino, da avvio ad un’imponentencantiere pensato per se e per le sue dignità con l’obiettivo, di trasformare la fabbrica in villa per il soggiorno estivo deinvescovi. La residenza urbana dei vescovi a Giovinazzo è posta accanto alla Cattedrale con il Palazzo Vescovile costruitona partire dal 1344. La struttura di San Martino venne profondamente modificata e ampliata seguendo un gustonarchitettonico e decorativo tipico dei palazzi nobiliari di matrice cinquecentesca, improntata sulla volontà dinrappresentare l’importanza del Vescovo. Tra gli interventi oltre a realizzare il secondo livello per ospitarenl’appartamento del Vescovo e quello delle dignità capitolari e delle cucine, venne ridotta l’altezza della torrenlongobarda per costruire la piccionaia e costruita la chiesa dedicata a San Martino. Al vescovo Briziano della Riberandimessosi nel 1574 è succeduto nello stesso anno il vescovo Sebastiano Barnaba, tuttavia con il vescovo Masi GiulionMasi, venne ulteriormente migliorata, e infine il vescovo Giovanni Costantini poi nel 1840, eseguì lavori di restauro.nNel 1999, dopo un lungo periodo di abbandono della struttura che ne ha comportato lo spoglio e il degrado, il Casalenproprietà della Diocesi è stato acquistato da un privato il quale ha dato avvio ad accurati interventi di restauro connl’obiettivo di insediare un centro congressuale e museale con impianti e strutture ricreative, ristorazione e per ilntempo libero.

IN PROVINCIA DI BARI A Bari sarà possibile visitare il Conservatorio “Niccolò Piccinni” e l’ Auditorium “Nino Rota”;nad Altamura la Tipografia Portoghese; a Gravina la chiesa di Santa Maria del Suffragio; anMonopoli il Museo della Cripta di Romualdo ed il Museo Diocesano; la delegazione aprirànanche la chiesa di San Domenico ed il Palazzo Tito Aceto a Turi.

giovedì 22 Marzo 2018

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