Attualità

“Giornate di Primavera” del Fai, la guida alla visita dei tesori di Giovinazzo

Nicola Palmiotto
Michele Camporeale
Il referente della delegazione locale Michele Camporeale illustra le meraviglie del convento dei domenicani, oggi Ive, e di Torre Rufolo
scrivi un commento 163

Sabato 25 e domenica 26 marzo anche a Giovinazzo si festeggia la 25a edizione delle Giornate di Primavera, del Fai. Un’iniziativa resa possibile grazie ai volontari della delegazione locale rappresentati dall’architetto Michele Camporeale. Saranno due i beni aperti straordinariamente al pubblico con ingresso libero: il convento dei domenicani, successivamente Reale Ospizio e ora Istituto Vittorio Emanuele II e Torre Rufolo.

nn

Architetto Camporeale, cos’è il Fai e quando comincia il lavoro della delegazione di Giovinazzo?

nn

«Il Fai è stato istituito nel ’75. In oltre 40 anni ha recuperato e aperto al pubblico importanti testimonianze del patrimonio artistico e naturalistico del Paese. Oggi contiamo 116 delegazioni in tutta Italia, oltre 40mila metri quadri di edifici storici strappati al degrado e oltre 7mila siti aperti durante le 24 precedenti ”Giornate di Primavera”. Sono invece 51 i beni acquisiti e gestiti direttamente dal Fai. La delegazione di Giovinazzo è formato da 15 persone e ha cominciato ad operare nel 2014 con la riapertura di Torre delle pietre Rosse, del coro della chiesa di Sant' Agostino e della chiesa barocca di San Francesco d'Assisi. Siamo animati dall’amore per il nostro territorio e per la sua bellezza».

nn

Il tema che avete scelto per le giornate di primavera di Giovinazzo è “dal recupero al riuso”. Qual è il motivo?

nn

«C’è un problema di recupero materiale degli edifici, ma vorremmo anche mantenere alta l’attenzione sulla questione del riuso degli stessi. Ci piacerebbe che alla fine dell' iniziativa volta a far conoscere questi due immobili, in città si alimentasse un dibattito relativo al loro senso e ruolo nella città contemporanea. Un esempio concreto già in atto ci riviene da Torre Rufolo: di proprietà demaniale dagli anni 70, è stato affidato ad un consorzio di produttori denominato "Oliveti d'Italia" associato ad Assoproli. A completamento dei restauri, oggi eseguiti al 70%, il consorzio intende realizzare un Centro di animazione territoriale finalizzato alla valorizzazione della produzione dell'olio di qualità, sia sul piano culturale che in chiave turistica. In questo senso il centro di Torre Rufolo può diventare l'epicentro di una rete costituita dagli immobili del patrimonio storico presente nelle campagne, per rilanciare questo territorio sul piano turistico ed economico. L'apertura nel 2014 della torre dei Paglia detta "delle Pietre Rosse" aveva avviato sempre tramite il FAI questo progetto, che intende sottrarre le campagne all'abbandono ed al degrado, recuperando i percorsi dei tratturi e delle strade vicinali. Riteniamo in questo modo di assolvere ad un'altro impegno: quello di creare economia con la bellezza, a partire dal valore d'uso del territorio».

nn

Se lei fosse un visitatore e si recasse per la prima volta nel convento dei domenicani, quali sarebbero le cose da cui rimarrebbe sorpreso?

nn

«Beh intanto dal fatto che ci troviamo di fronte ad un edificio del 1700 di stampo neoclassico, uno dei primi edifici fuori dal centro urbano medievale, che ha poi determinato lo sviluppo della piazza e del primigenio nucleo abitato moderno. In questo ritrovo il suo valore fortemente civile, non è distinto dalla storia di questa città e come tale deve tornare a recitare un ruolo attivo. E poi perché ha un valore simbolico forte, che deriva dalle vite che hanno attraversato quel luogo e hanno lasciato testimonianze materiali. Lì dentro c’erano opifici, laboratori, una casa editrice, una banda musicale. Questa esperienza ci ha lasciato perfino un inno ufficiale, che casualmente abbiamo ritrovato all’interno del fondo dell’Ive, che i 70 “apprendisti ciceroni” del liceo Spinelli faranno riecheggiare dopo tanti anni».

nn

Qual è il percorso che avete preparato per i visitatori del convento?

nn

«Si entrerà a gruppi dall’ingresso principale. I visitatori dopo il cortile imboccheranno il primo corridoio a sinistra nel quale saranno esposti alcuni dei calchi in gesso realizzati dagli allievi dell’Ive. Ma saranno in mostra alcuni utensili del laboratorio di ebanisteria e uno dei lavatoi. Poi si prosegue con la visita sulla terrazza da cui ci si rende conto del rapporto spaziale tra l’edificio e la città e del suo valore generatore per il resto del nucleo urbano. Sarà possibile visitare una parte dei sotterranei, nei quali ci sono le fondamenta e alcuni depositi. Infine sarà possibile spostarsi nell’attigua chiesa di San Domenico per ammirare la tela del ‘500 di Lorenzo Lotto che ritrae “San Felice in cattedra”, che originariamente faceva parte di un polittico proveniente dalla omonima chiesa di San Felice».

nn

L’altro tesoro che avete scelto, Torre Rufolo, si trova invece in campagna. Come mai?

nn

«Per contrapposizione ad un luogo urbano ne abbiamo scelto uno extraurbano. Si trova sulla strada per Terlizzi a ridosso di una delle vie dell’olio. È una struttura del 1300 opera dei Rufolo, una famiglia proveniente da Ravello. Si tratta di un casale fortificato di epoca proto-angioina caratterizzato all’interno da spazi abitativi e due edifici rettangolari coperti a chiancarelle nei quali si molivano le olive e si conservava l’olio. È presente anche una cappella con un affresco di un trittico neobizantino che rappresenta probabilmente San Nicola, San Girolamo e San Leonardo».

nn

Quali altre iniziative avete in mente per i visitatori?

nn

«Ci sarà un questionario, chiederemo loro una idea o una proposta per il riuso di questi edifici. Ma sarà possibile anche firmare una petizione per una legge europea sulla tutela del suolo, inteso come bene comune. I cittadini fruendo questo patrimonio vanno via con la consapevolezza di essere depositari di una un patrimonio di elevato valore che richiede cure e attenzioni. Non vi può essere futuro senza memoria».

nn

Gli orari delle visite: Torre Rufolo, sabato 25 marzo dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 18 e domenica 26 marzo dalle ore 10 alle ore 18. Istituto Vittorio Emanuele Piazza Vittorio Emanuele II, sabato 25 marzo dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 21 e domenica 26 marzo dalle ore 10 alle ore 21.

nn

 

n

venerdì 24 Marzo 2017

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti

Le più commentate della settimana